Hanno già vinto

Non c’è nulla da fare. Mi hanno già cambiato. Mi hanno peggiorato. Hanno già vinto.

Parlo dell’Isis. Ma non solo. Parlo del terrorismo islamico. Parlo, se volete, del “male”.

Ieri l’ultimo video, forse il peggiore. Un bambino di dieci anni che spara in testa a due uomini. Visto anche quello. Forse ho sceso l’ultimo gradino.

È inizato tutto quest’estate. Con la decapitazione degli ostaggi, uno dopo l’altro. E, esecuzione dopo esecuzione, il mio limite si spostava sempre un pochino di più. Rendendosi disponibile ad accettare sempre qualcosa di peggio. Finché anche gli “sgozzamenti” sono diventati qualcosa di “routine”.

Certo, un po’ è colpa anche del lavoro che faccio. Mi sottopone alla visione di cose che se facessi il geometra, potrei tranquillamente evitare.

Poi la strage di Parigi. Enorme. Efferata. Spaventosa. Portata avanti per motivi a noi incomprensibili. Il video del l’esecuzione del poliziotto che chiede pietà. E dai, fatto un altro scalino. E provi a sentirti un “Charlie” anche se io non sono Charlie. Quelle vignette non le avrei mai messe nel giornale che dirigo. Onestamente, neanche gratis le avrei accettate. Certo, in questi giorni le stiamo pubblicando tutte. Un po’ per solidarietà, un po’ per spiegare, far capire cosa fosse Charlie Hebdo.

E poi – invece – leggi che oltreoceano non pubblicano la nuova copertina della rivista satirica francese. E allora si, penso che veramente “hanno vinto loro”. Poi arriva la notizia che la CCN (si, lo so che non è più quella della guerra del Golfo, ma capite il mito per il quattordicenne che ero allora), non pubblica la nuova copertina di Charlie Hebdo, e non lo fa neanche la Bbc. Abbiamo già paura? Abbiamo già dimenticato la lotta per la libertà d’espressione?

E mentre il demone della paura ti assale, ti rileggi Oriana Fallaci, pensi che “non c’è niente da fare accadrà anche in Italia“, arriva la botta finale.

Mentre sei li a scoprirti mentre ti interroghi se incoraggiare l’immigrazione cattolica possa essere una soluzione accettabile, ecco che arriva l’ultimo video. Quello che ti fa cadere nella buca. Nel buio. Nello sprofondo del demone.

Un video di un bambino di 10 anni che spara in testa a due persone. E poi rispara, sui cadaveri. Un bambino sopraffatto dalla follia di quegli uomini. Un bambino sottratto alla sua adolescenza, dicono quelli che parlano bene. Un bambino.

E, mentre sei ad infliggerti l’ennesimo video, perché sicuramente sarà un fake, non può essere che l’hanno fatto, mentre sei davanti al monitor lo pensi “noi non facciamo uccidere la gente a bambini di dieci anni in questo modo”. “Noi, non lo facciamo”. Noi siamo più civili, noi siamo più evoluti, noi non siamo barbari. Si, l’ho pensato “noi siamo meglio di loro”.

Hanno già vinto.

Pubblicato da Marco Esposito

Romano verace nonostante le mai dimenticate origini partenopee, sono nato nella capitale il 3 maggio del 1975. Oggi sono giornalista professionista. Sono appassionato di calcio – di cui mi sono occupato in passato – ora scrivo di politica, social network e televisione. Curo un blog sulla "social tv". Per sei anni ho lavorato in una tv satellitare nessuno.tv poi diventata REDTV). Ho collaborato in passato e saltuariamente anche ora con La7, occupandomi della parte web di alcune trasmissioni di informazione e non. Amo molte cose della vita, ad iniziare dal cibo e dalla pasta. Ma c’è una sola cosa di cui non posso fare a meno: il caffè.